TORNA ALLA HOME DEL MUSEO RYOLO
In memoria di Massimo Piccione
il Museo Ryolo
Visi arcigni scolpiti dalla salsedine, come quello
di Francesco Alioto detto Fafajèdda, profili severi come
quello di Nino Maisano, conosciuto dai
più come ‘u Negus. Entrambi non
erano pescatori qualsiasi, ma marinàri
che alla Tonnara del Tono partecipavano anno dopo anno al selvaggio rituale
della mattanza. Non tutti a Vaccarella vantavano trascorsi da marinàru, non tutti erano dunque
tonnaròti. Altri si limitavano più semplicemente alla piccola pesca costiera
con lacciare, battuglie e conzi lungo le coste del Promontorio: è il caso di Francesco Della Candelora detto ‘u Mònacu. C’è anche lui tra i
pescatori che nel 1993 furono
immortalati dal compianto Massimo
Piccione, scomparso prematuramente nel 2006. A lui il merito di aver
catturato il piglio ora rude, ora paterno di uomini che hanno fatto la storia
di Vaccarella. Una generazione scomparsa che oggi sopravvive in uno
straordinario album fotografico donato da Piccione, alla vigilia delle
festività natalizie del 1996, al Museo
Etnostorico “Nello Cassata” di Barcellona Pozzo di Gotto, affinché fosse
tutelata, come ebbe a scrivere lo stesso Piccione, quella cultura del mare che
già allora stava via via «sparendo inghiottita da un’evoluzione, che spesso
altro non è che una rotta disperata verso il nulla». Era il 1993, di lì a poco
l’avanzata dei pontili galleggianti al servizio della nautica da diporto
avrebbe contribuito ad accelerare quel processo di sgretolamento.
Quello di Massimo Piccione fu l’ennesimo atto
d’amore verso la sua Milazzo, per la quale spesso si entusiasmava impegnandosi
in prima persona in progetti di promozione turistica, avvilendosi non poco
quando questi non prendevano lo slancio che lui stesso avrebbe desiderato,
complice l’inerzia di amministratori poco lungimiranti. Un atto d’amore che con
questo album fotografico aveva non uno, ma due destinatari: la “sua” Milazzo ed
anche sua madre, che a proprio a Vaccarella aveva trascorso gli anni dell’infanzia
e dell’adolescenza, rimanendo affezionata al borgo marinaro per tutto il resto
della sua esistenza. Una suggestiva sequenza fotografica che riproponeva, sia
pure in chiave moderna, il tema della pesca locale, già affrontato intorno al
1960 dal padre Rino, il ben noto direttore di Tele Tirreno che in gioventù curò un elegante servizio fotografico
alla Tonnara del Tono, di cui oggi sono noti purtroppo soltanto pochi scatti:
chissà che prima o poi non saltino fuori anche le altre fotografie.
Grazie all’iniziativa congiunta del Museo Etnoantropologico “Domenico Ryolo” di
Milazzo e del Museo Cassata di Barcellona Pozzo di Gotto, ma soprattutto
grazie alla signorile disponibilità del magistrato
Franco Cassata, dopo ben 24 anni l’album di Massimo Piccione sui pescatori
di Vaccarella torna idealmente a Milazzo. Alcuni personaggi raffigurati hanno
già un nome, altri siamo certi lo avranno presto grazie alle condivisioni sul gruppo Facebook del Museo Ryolo (“Milazzo
nella Storia”). Fotografie che faranno inumidire gli occhi dei figli e dei
nipoti di quei pescatori dal viso arcigno, oggi non più tra noi, che con la
propria laboriosità ed umiltà hanno contribuito a scrivere un’altra pagina
della millenaria storia marinara di Vaccarella.