giovedì 17 dicembre 2020

Vaccarella by Massimo Piccione (1993)

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In memoria di Massimo Piccione

il Museo Ryolo


Visi arcigni scolpiti dalla salsedine, come quello di Francesco Alioto detto Fafajèdda, profili severi come quello di Nino Maisano, conosciuto dai più come ‘u Negus. Entrambi non erano pescatori qualsiasi, ma marinàri che alla Tonnara del Tono partecipavano anno dopo anno al selvaggio rituale della mattanza. Non tutti a Vaccarella vantavano trascorsi da marinàru, non tutti erano dunque tonnaròti. Altri si limitavano più semplicemente alla piccola pesca costiera con lacciare, battuglie e conzi lungo le coste del Promontorio: è il caso di Francesco Della Candelora detto ‘u Mònacu. C’è anche lui tra i pescatori che nel 1993 furono immortalati dal compianto Massimo Piccione, scomparso prematuramente nel 2006. A lui il merito di aver catturato il piglio ora rude, ora paterno di uomini che hanno fatto la storia di Vaccarella. Una generazione scomparsa che oggi sopravvive in uno straordinario album fotografico donato da Piccione, alla vigilia delle festività natalizie del 1996, al Museo Etnostorico “Nello Cassata” di Barcellona Pozzo di Gotto, affinché fosse tutelata, come ebbe a scrivere lo stesso Piccione, quella cultura del mare che già allora stava via via «sparendo inghiottita da un’evoluzione, che spesso altro non è che una rotta disperata verso il nulla». Era il 1993, di lì a poco l’avanzata dei pontili galleggianti al servizio della nautica da diporto avrebbe contribuito ad accelerare quel processo di sgretolamento.

 

Quello di Massimo Piccione fu l’ennesimo atto d’amore verso la sua Milazzo, per la quale spesso si entusiasmava impegnandosi in prima persona in progetti di promozione turistica, avvilendosi non poco quando questi non prendevano lo slancio che lui stesso avrebbe desiderato, complice l’inerzia di amministratori poco lungimiranti. Un atto d’amore che con questo album fotografico aveva non uno, ma due destinatari: la “sua” Milazzo ed anche sua madre, che a proprio a Vaccarella aveva trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, rimanendo affezionata al borgo marinaro per tutto il resto della sua esistenza. Una suggestiva sequenza fotografica che riproponeva, sia pure in chiave moderna, il tema della pesca locale, già affrontato intorno al 1960 dal padre Rino, il ben noto direttore di Tele Tirreno che in gioventù curò un elegante servizio fotografico alla Tonnara del Tono, di cui oggi sono noti purtroppo soltanto pochi scatti: chissà che prima o poi non saltino fuori anche le altre fotografie.

 

Grazie all’iniziativa congiunta del Museo Etnoantropologico “Domenico Ryolo” di Milazzo e del Museo Cassata di Barcellona Pozzo di Gotto, ma soprattutto grazie alla signorile disponibilità del magistrato Franco Cassata, dopo ben 24 anni l’album di Massimo Piccione sui pescatori di Vaccarella torna idealmente a Milazzo. Alcuni personaggi raffigurati hanno già un nome, altri siamo certi lo avranno presto grazie alle condivisioni sul gruppo Facebook del Museo Ryolo (“Milazzo nella Storia”). Fotografie che faranno inumidire gli occhi dei figli e dei nipoti di quei pescatori dal viso arcigno, oggi non più tra noi, che con la propria laboriosità ed umiltà hanno contribuito a scrivere un’altra pagina della millenaria storia marinara di Vaccarella.


La dedica al dottor Franco Cassata

Francesco Della Candelora, 'u Monacu.



Particolare della chiesa di S. Andrea, diruta oggi come allora 




'u Grecu



Francesco Della Candelora con "Rosaria", la sua barca costruita nel cantiere Salmeri



Cristoforo Corso, pescava assieme ad Orlando





Santo D'Amico, figura ancora tra i protagonisti di Vaccarella


I fratelli Maiorana detti "Spada"

Don Nino Maisano, 'ù Negus

Tanino Salmeri detto 'u Mannàru con Nino Maisano, il Negus

Francesco Alioto detto Fafajèdda


Stefano La Verga, 'u Canàzzu

Pippo Cambria, primo da sinistra

Pescheria Foti



Il fotografo Massimo Piccione




Vaccarella by Massimo Piccione (1993)

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